UN ANNO FA
Esattamente l’11 dicembre dell’anno scorso (una bellissima domenica di sole, giornata fredda ma non troppo) decido di fare un giro di un paio d’ore in bicicletta; inforco quindi la bici e mi dirigo tranquillamente verso Casale. Tutto potevo immaginare tranne che da lì a pochi chilometri sarebbe successa una cosa che avrebbe completamente sconvolto il mio modo di vivere per i 4 mesi a venire: una banale lastra di ghiaccio mi fa sbandare, cado e mi fratturo contemporaneamente spalla e gamba sinistra, risultato: due mesi di sedia a rotelle, un mese di stampelle ed un altro mese di riabilitazione.
Di colpo mi ritrovo sprofondato nello sconforto più assoluto, in un attimo vengono completamente cancellati tutti i programmi e gli impegni già fissati per il lavoro, in un solo istante spariscono tutte le aspettative di trascorrere serenamente con la famiglia le ormai vicine vacanze di fine anno, le allegre giornate passate camminando in montagna in compagnia degli amici sono diventate improvvisamente un ricordo lontanissimo.
Ma anche in fondo al tunnel più buio può spuntare una luce: nel mio caso quella luce si chiamava Sezione C.A.I. di Valenza, o per meglio dire: gli Amici del C.A.I. di Valenza.
Nel giro di poche ore dalla notizia dell’incidente sono stato letteralmente subissato di telefonate da parte di soci del C.A.I. persone con le quali, magari, fino ad allora avevo avuto solo rapporti superficiali (poche battute scambiate in occasione delle gite domenicali) che si informavano sulle mie condizioni; alle telefonate sono subito seguite visite quasi quotidiane da parte di gente della Sezione che veniva per cercare di rendere meno pesante lo stato di profonda frustrazione in cui mi trovavo.
Da quel momento le giornate, prima grigie e monotone, sono state da me vissute nell’attesa che squillasse il telefono o che suonasse il campanello di casa, con la certezza che dietro a quei suoni ci fosse la voce o il viso di un amico.
Sono molti gli episodi di quei giorni, passati in compagnia degli Amici, che, a un anno di distanza, mi tornano alla mente con grande piacere e con profonda commozione e che, soprattutto, rafforzano in me la consapevolezza di come da una passione (nel nostro caso la Montagna) condivisa con persone spesso molto diverse tra loro per età, cultura, condizione, possa nascere un così grande legame di sincera amicizia.
Il momento più bello di quel periodo e che difficilmente riuscirò mai a dimenticare, resta comunque quando gli Amici del C.A.I. si sono mobilitati e prodigati in massa per permettermi di partecipare alla festa di fine anno organizzata al Palaguerci, non mi vergogno a dire che, ancora adesso, quando ci penso, mi sento uno “strano” nodo alla gola.
Potrei concludere citando i nomi di coloro che mi sono stati vicini e mi hanno aiutato in quei momenti veramente difficili, ma non lo faccio: primo perché sono stati troppi e sicuramente dimenticherei qualcuno e secondo perché penso che neanche loro lo vorrebbero, mi limito quindi a dire………………………
GRAZIE RAGAZZI, VERAMENTE GRAZIE DI CUORE
Alberto Piacentini
grazie a te Piacealb
RispondiEliminaUna caduta banale,dopo una giornata di festa,un anno fa ,gettava nello sconforto più nero la famiglia Piacentini. Il modo di ricordarlo di Alberto,ci ha sorpreso piacevolmente,non pensavamo di essere stati così utili ad aiutarlo a superare tale periodo. Per noi era normale che tu,anche se con grossi problemi,partecipassi alla festa di fine anno.Il tuo grazie ci ha commosso è sicuramente servito a cementare ancor di più quell'amicizia che ci lega per amore della montagna. E come dice Omodeo "Questo è il Cai di Valenza."
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