Due giorni nel parco naturale del monte Avic
Come ogni anno,ad agosto,il Cai da la possibilità ai soci di provare l’esperienza di una o più notti in rifugio e quindi di vivere la montagna diversamente da come la si vive durante l’anno.
Ed ecco puntualmente che arriva il giorno della partenza: 14 partecipanti si danno appuntamento alle ore 8.45 davanti alla sede. La meta è il rifugio Barbustel a mt 2200
nel parco del monte Avic (3006m),
montagna dalla forma caratteristica, appuntita e isolata. Una volta arrivati a Veulla località dove si lasciano le auto, raggiunti da Ermes, partiamo passando a monte della chiesetta e imbocchiamo la sterrata che percorre la piana di Chevrère sino alla radura del Magazzino. La strada prosegue a sinistra nel bosco, si supera il torrente e si sale verso l’Alpe Serva. Dopo il lago Servaz si risale sui pascoli dell’Alpe Damon
e mentre ammiriamo il bel panorama sul Monte Rosa, comincia a piovere. I più lesti (Franco,Stefano,Maniero ecc. fuggono precipitosamente e arrivano più velocemente al rifugio, gli altri arrivano con più calma, ma più bagnati. Il camino acceso è una panacea per tutti. Ci asciughiamo, prendiamo possesso delle camere (la nostra che doveva essere la più comoda era poco più di uno sgabuzzino), ci accomodiamo e qui la”cattiva” compagnia ordina salumi e formaggi e guai a rinunciare sarei stato lapidato, alla fine partecipano anche Fausto,Ermes,Giorgio e Stefano.
La cena è simpatica con un minestrone da favola, sicuramente da consigliare a tutti. La notte in rifu-gio è sempre strana: si russa, ci si gira e rigira in letti che scricchiolano paurosamente, si esce per vedere le stelle (Stefano) e si rimane chiusi fuori. Tutto può succedere a 2200 metri.
Alle 7.45 si riparte(dopo aver salutato Marco e Paola che evitano così le 7 ore previste per il ritorno)
alla volta del Gran Lago (2535 m.), passando accanto al lago Bianco, al Lago Nero e al Lago Cornuto si-no al casotto del parco ove si ha una vista meravigliosa del Monte Glacier(3185 m.)
il più alto del parco che divide le due valli e che i “mitici” Mirone, Borghi e Sisto con al seguito una graziosa ragazza di Arnad (Ilenia) avevano scalato il venerdì precedente e che Marco aveva subito inserito nella lista di quelle cime toste da non più ripetere.
Da qui proseguendo poi lungo ripidi pendii d’erba e di sfasciumi,si sale al colle del Mont Belplat
m.2798 da cui si raggiunge il punto più alto dell’intero percorso Punta Medzove m.2850. Seguendo la cresta affilata verso nord si può ammirare il Monte Bianco, la Tersiva , la Rosa dei Banchi e il monte Avic che da qui è quasi irriconoscibile. Si scende finalmente toccando il lago Gelè forse il più bello di tutti quelli già visti e si arriva al secondo casotto del parco ove consumiamo il nostro ormai frugale pasto.
E’ ora di ripartire tra qualche mogugno, scendiamo quindi lungo un versante semicoperto da detriti delle scorie della miniera, la mulattiera è lastricata e sopraelevata e segue il corso d’acqua emis-sario del lago perdendo quota sino alla radura del Magazzino e di qui a Veulla.
L’escursione si chiude qui di fronte ad una radler o ad altre bevande.
Due le considerazioni: sorprendente la tenuta di tutti nonostante i 1500 metri di discesa e i 600 di salita, ma soprattutto i complimenti vanno a Laura, Luisella, Agostina, Claudia e Sara
che hanno sopportato i disagi del giro senza mai un lamento e a coloro come Stefano che hanno raccolto un buon numero di porcini che hanno fatto l’invidia del sottoscritto che ormai li può solo mangiare.
Alla prossima.
GS
Come ogni anno,ad agosto,il Cai da la possibilità ai soci di provare l’esperienza di una o più notti in rifugio e quindi di vivere la montagna diversamente da come la si vive durante l’anno.
Ed ecco puntualmente che arriva il giorno della partenza: 14 partecipanti si danno appuntamento alle ore 8.45 davanti alla sede. La meta è il rifugio Barbustel a mt 2200
nel parco del monte Avic (3006m),
montagna dalla forma caratteristica, appuntita e isolata. Una volta arrivati a Veulla località dove si lasciano le auto, raggiunti da Ermes, partiamo passando a monte della chiesetta e imbocchiamo la sterrata che percorre la piana di Chevrère sino alla radura del Magazzino. La strada prosegue a sinistra nel bosco, si supera il torrente e si sale verso l’Alpe Serva. Dopo il lago Servaz si risale sui pascoli dell’Alpe Damon
La cena è simpatica con un minestrone da favola, sicuramente da consigliare a tutti. La notte in rifu-gio è sempre strana: si russa, ci si gira e rigira in letti che scricchiolano paurosamente, si esce per vedere le stelle (Stefano) e si rimane chiusi fuori. Tutto può succedere a 2200 metri.
Alle 7.45 si riparte(dopo aver salutato Marco e Paola che evitano così le 7 ore previste per il ritorno)
alla volta del Gran Lago (2535 m.), passando accanto al lago Bianco, al Lago Nero e al Lago Cornuto si-no al casotto del parco ove si ha una vista meravigliosa del Monte Glacier(3185 m.)
il più alto del parco che divide le due valli e che i “mitici” Mirone, Borghi e Sisto con al seguito una graziosa ragazza di Arnad (Ilenia) avevano scalato il venerdì precedente e che Marco aveva subito inserito nella lista di quelle cime toste da non più ripetere.
Da qui proseguendo poi lungo ripidi pendii d’erba e di sfasciumi,si sale al colle del Mont Belplat
m.2798 da cui si raggiunge il punto più alto dell’intero percorso Punta Medzove m.2850. Seguendo la cresta affilata verso nord si può ammirare il Monte Bianco, la Tersiva , la Rosa dei Banchi e il monte Avic che da qui è quasi irriconoscibile. Si scende finalmente toccando il lago Gelè forse il più bello di tutti quelli già visti e si arriva al secondo casotto del parco ove consumiamo il nostro ormai frugale pasto.
L’escursione si chiude qui di fronte ad una radler o ad altre bevande.
Due le considerazioni: sorprendente la tenuta di tutti nonostante i 1500 metri di discesa e i 600 di salita, ma soprattutto i complimenti vanno a Laura, Luisella, Agostina, Claudia e Sara
che hanno sopportato i disagi del giro senza mai un lamento e a coloro come Stefano che hanno raccolto un buon numero di porcini che hanno fatto l’invidia del sottoscritto che ormai li può solo mangiare.
Alla prossima.
GS
Vai Agostina!!
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